Kalenda

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{{#ev:youtube|lDLf1TKn3rQ|400|right|Il canto della Kalenda in latino nella Basilica Vaticana, nella notte del 24 dicembre 2010}}

Il testo nel Martirologio Romano attuale
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio creò il cielo e la terra
e plasmò l'uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l'Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l'arcobaleno,
segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede,
migrò dalla terra di Ur dei Caldei;
tredici secoli dopo l'uscita del popolo d'Israele dall'Egitto
sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l'unzione regale di Davide;
nella sessantacinquesima settimana
secondo la profezia di Daniele;
all'epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma;
nel quarantaduesimo anno
dell'impero di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell'eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta,
concepito per opera dello Spirito Santo,
trascorsi nove mesi,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria,
fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.[1]

La Kalenda (dal latino kalendae, "primo giorno del mese" e, per ampliamento di significato, "annuncio di una data") è l'annuncio liturgico del Natale del Signore riportato nel Martirologio Romano e proposto per la proclamazione o il canto all'inizio della Messa di Mezzanotte di Natale.

Si tratta di una splendida ricapitolazione dell'attesa universale del giorno ormai giunto, del compimento del tempo dell'Avvento.

Significato

La Kalenda è speculare, pur nella diversità del rito, all'Exultet della Veglia Pasquale, ed è chiamato anche "Annuncio di Natale". Se a Pasqua l'Exultet canta la gioia del mondo per la redenzione operata da Cristo con la sua morte e risurrezione, con la Kalenda si canta il compimento dell'attesa dell'Antico Testamento e di tutta la storia del mondo.

La Kalenda è stata ripristinata tra i riti della notte di Natale con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, allo scopo di esprimere la dimensione cosmica e teologica della nascita di Gesù e di radicarla nella storia.

Prima della riforma liturgica

La Kalenda faceva anticamente parte dell'Ufficio di Prima, soppresso nella riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II.

Il testo precedente l'attuale aveva la particolarità di riportare il numero di anni trascorsi dai vari eventi degli inizi della storia biblica:

« L'anno della creazione del mondo,
quando Dio all'inizio creò il cielo e la terra cinquemilacentonovantanove;
dal diluvio l'anno duemilanovecntocinquantasette;
dalla nascita di Abramo l'anno mille e quindici;
da Mosè e dall'uscita del popolo d'Israele dall'Egitto l'anno millecinquecentodieci;
dall'unzione del re Davide l'anno mille e trentadue;
nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele;
nella centonovantaquattresima Olimpiade;
dalla fondazione di Roma l'anno settecentocinquantadue ;
da Ottaviano Augusto l'anno quarantaduesimo;
tutto l'universo essendo in pace:
alla sesta età del mondo:
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell'eterno Padre,
volendo consacrare il mondo con la sua misericordiosissima Venuta,
essendo stato concepito di Spirito Santo,
ed essendo passati nove mesi dalla concezione,
nasce, fatto uomo dalla Vergine Maria, in Betlemme di Giuda:
la Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne»

In tale testo, e in quella sola circostanza, la Chiesa seguiva la cronologia dei LXX, che collocava la nascita di Gesù dopo l'anno cinquemila; invece la Volgata conta quattromila anni fino a tale evento, concordando in ciò con il testo ebraico dell'Antico Testamento[2].

Note
  1. Il testo ufficiale latino:
    « Innumeris transactis saeculis a creatione mundi, quando in principio Deus creavit caelum et terram, et hominem formavit ad imaginem suam; permultis etiam saeculis ex quo post diluvium Altissimus in nubibus arcum posuerat signum foederis et pacis; a migratione Abrahae, patris nostri in fide, de Ur Chaldaeorum saeculo vigesimo primo; ab egressu populi Israël de Aegypto, Moyse duce, saeculo decimo tertio; ab unctione David in regem anno circiter millesimo; hebdomada sexagesima quinta iuxta Danielis prophetiam; Olympiade centesima nonagesima quinta; ab Urbe condita anno septingentesimo quinquagesimo secundo; anno imperii Caesaris Octaviani Augusti quadragesimo secundo, toto orbe in pace composito, Iesus Christus, aeternus Deus aeternique Patris Filius, mundum volens adventu suo piissimo consecrare, de Spiritu Sancto conceptus novemque post conceptionem decursis mensibus in Bethlehem Iudae nascitur ex Maria Virgine factus homo. Nativitas Domini nostri Iesu Christi secundum carnem! »
  2. Prosper Gueranger, L'anno liturgico. Avvento e Natale, Edizioni Paoline, Alba, 1956, p. 114.
Voci correlate
Collegamenti esterni